Uno dei cavalli di battaglia di coloro che si oppongono al riconoscimento legale dell'unione tra due persone dello stesso sesso consiste nell'affermare che tale unione non sarebbe naturale. Si tratta di un'argomentazione sulla quale l'omofobia cattolica punta molto, non volendo – per ovvi motivi di opportunità politica – parlare apertamente di volere divino e peccato mortale.
Per prima cosa però è bene domandarsi perché la famiglia composta da un uomo, una donna e, sperabilmente, una prole numerosa, venga definita dalle gerarchie cattoliche (e da tutti coloro che ne seguono pedissequamente il pensiero) come naturale e non, più correttamente, tradizionale. La risposta è molto semplice: la tradizione è passibile di mutazioni, ciò che è naturale no. Anzi, tutto ciò che si pone contro la Natura è nel senso comune un abominio. Il termine naturale diviene così sinonimo di buono, giusto ed immutabile. E, si badi bene, non per il volere di Dio, ma a causa della struttura stessa dell'Uomo. È evidente che per tutti coloro i quali si fermano a questo punto del ragionamento un'unione tra persone dello stesso sesso rappresenta non (solo) un peccato mortale, ma anche uno stravolgimento della stessa essenza umana.
Tale ragionamento possiede però una falla di non poco conto: la famiglia naturale in natura non esiste. Volgendo lo sguardo verso il regno animale si nota infatti la totale assenza di famiglie. Vi sono alcuni animali monogami, ma rappresentano un'esigua minoranza rispetto al numero di specie presenti sul nostro pianeta. Nemmeno i branchi del resto possono costituire un esempio di famiglia, magari allargata, visto che nella maggioranza dei casi un singolo maschio dominante si accoppia con numerose femmine. L'omosessualità animale è inoltre stata riscontrata in circa 1500 specie. Risulta quindi quantomeno arbitrario ritenere la famiglia naturale quella degli animali monogami e non considerare altreattanto naturali tutte le altre forme di accoppiamento e socialità animale. Anche perché così facendo si dovrebbero ritenere non naturali i comportamenti di migliaiai di specie. Ovviamente nessuno sostiene una stupidaggine di tale portata; ecco quindi che la famiglia, (assente negli esseri più vicini alla natura di quanto mai lo sia stato l'Uomo) diviene frutto della Ragione. Già a questo punto il ragionamento inizia a traballare, ma se si considera anche la ragione un elemento naturale (in effetti a suo modo lo è), è comunque possibile proseguire.
Dunque, è la Ragione a generare la famiglia e, al tempo stesso, a riconoscerla come naturale. Ma quindi tutto ciò che produce la Ragione è naturale (ivi compresi il motore a scoppio, i personal computer, la carta, ecc.)? Oppure no? Ma essendo il primo caso totalmente illogico, vediamo il secondo. La Ragione produce elementi sia naturali sia non naturali. Bene, chi distingue tra gli uni e gli altri? La Ragione stessa. A questo punto ci troviamo il punto fondamentale dell'intera questione. Sino ad ora si è parlato della ragione individuale di ciascun essere umano, o di una Ragione filosofica e trascendente? Nel primo caso se da una parte risulta evidente che ciascuno è libero di ritenere la sola famiglia naturale quella tradizionale, dall'altra è altrettanto lapalissiano che nessuno può imporre ad altri il proprio pensiero. Dunque ciascuno deve poter essere libero di vivere secondo i propri convincimenti. Nel caso invece di una Ragione trascendente… va bene per chi ci crede, non per il resto della popolazione. Si ritorna, è evidente, nel primo caso.
Come si è visto dunque non esistono le basi logiche o scientifiche per parlare di famiglia naturale. Esiste solo la Storia, la quale ci ha consegnato un modello di famiglia che, benché si definisca tradizionale, è mutato innumerevoli volte nel corso dei secoli passati (patriarcale, matriarcale, monogamico, poligamico, ecc.). Il diritto di famiglia si è poi evoluto assieme alla società; si pensi solo al pater familias romano che aveva diritto di vita e di morte su moglie, figli, nuore e schiavi o – per non andare troppo a ritroso nel tempo – alla figura femminile totalmente sottomessa al marito di non molti decenni fa. Difatti ciò che oggi viene definito tradizionale è il frutto di lotte, evoluzioni sociali e rinegoziazioni continue. E in effetti in questo senso anche l'obiezione storica (“la famiglia è sempre stata così”) non ha praticamente senso. La storia ci dice ciò che è stato, non ciò che dovrà essere. Se così fosse scriveremo ancora graffiti nelle grotte o utilizzeremo gli schiavi su galeoni a vela convinti che la Terra sia immobile e piatta.
Infine, se è vero che in Occidente si è affermato comunque un modello monogamico, è altrettanto vero che questo non è un motivo sufficiente per considerarlo il migliore in assoluto, buono per ogni tempo e latitudine. E a onor del vero, bisogna dire che nessuna società ha mai potuto rinunciare a un qualsivoglia modello familiare. Questo perché la famiglia risponde a due necessità che l'Uomo non può eludere: la regolazione dei rapporti sessuali e l'educazione della prole. La domanda è universale, le risposte sono molteplici. E, si badi bene, non esistono basi – a parte la cultura e la sensibilità di ciascuno – per definire un modello migliore o peggiore di altri. Si tratta a tutti gli effetti semplicemente di una scelta che ciascuno deve avere il diritto di poter fare.
Commenti recenti