Ovviamente non poteva mancare il commento del giornale della CEI sulla sentenza della Suprema corte europea dei diritti civili. In pratica esordisce dicendo che la notizia è stata travisata, (ovviamente), non di matrimoni gay si parla ma di tutela delle esigenze fondamentali di una coppia convivente dello stesso sesso impegnata in una relazione stabile. (Per l' Italia già questa sarebbe comunque una conquista) Il discorso si basa sugli articoli 8 e 12 della convenzione del 1950 ( siamo al vintage), e si rimprovera alla giurisprudenza europea di essere diventata col tempo estremamente oscillante in materia,influenzata ovviamente da elementi ideologici.
Secondo il giornale l’obiettivo di una parte politica, ispirata acriticamente alle cosiddette "teorie del gender"(non poteva mancare), è un altro: assimilare, a volte esplicitamente, altre volte con accorgimenti tecnico-giuridici o escamotage lessicali, la convivenza gay al matrimonio, con l’inevitabile conseguenza di aprire la strada all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. E qui ovviamente si porebbe parlare per anni, in quanto la chiesa si oppone al divorzio, anche in caso che uno dei genitori maltratti i figli, la chiesa non si è mai fatta tanti crucci sull'infanzia sfruttata, al massimo tante parole e un po di carità pelosa, e sopratutto dimentica che ogni bambino che venisse eventualmente adottato da una coppia omosessuale sarebbe un bambino abbandonato da una coppia eterosessuale.
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